Buon lunedì!

Oggi torniamo a ripercorrere la storia di Genova.

Questa volta voglio tornare indietro, molto indietro, rievocando un tragico episodio per la nostra città: il sacco ad opera dei Cartaginesi, guidati dal comandante Magone Barca, fratello di Annibale.

Il contesto storico

Siamo nel 203 a.C., al termine della Seconda Guerra Punica. Roma era da tempo in guerra con Cartagine.

Dopo i primi successi militari di Annibale nella penisola italica, i popoli liguri avevano voltato le spalle a Roma. Tutti eccetto Genova o Genua, come veniva chiamata all’epoca.

La spedizione di Magone

La missione di Magone era creare un diversivo per dare fiato all’esercito del fratello Annibale, asserragliato nel Bruzzio, l’attuale Calabria, e per proteggere indirettamente Cartagine tenendo impegnati i romani sul fronte italico.

Dopo la disastrosa campagna iberica, culminata con la sconfitta nella battaglia di Lilipa, il condottiero cartaginese si ritirò presso le isole Baleari, dove trascorse l’inverno tra il 206 e il 205 a.C.

Nell’estate del 205 la sua flotta comparve all’improvviso davanti alle coste liguri.

Con un esercito di 12.000 fanti e 2.000 cavalieri a bordo di una trentina di navi rostrate, Magone attaccò Genova, mettendola a ferro e fuoco.

Distrutta la città e preso il bottino, il comandante cartaginese si diresse nel territorio degli Ingauni, una popolazione stanziata tra Albenga e Savona, con cui strinse un’alleanza. La tribù “savonese” promise uomini all’esercito cartaginese in cambio dell’aiuto nella lotta con gli Epanteri, la gente che abitava un lembo di terra tra il Roero e la Val Bormida.

Sconfitti gli Epanteri e rinvigorite le fila dell’armata grazie all’apporto delle tribù liguri e della Gallia cisalpina (il nord Italia), Magone si apprestò ad affrontare i Romani, guidati da Publio Quintilio Varo e Marco Cornelio Cetego.

Lo scontro decisivo si consumò nel territorio dei galli insubri, vicino a Milano.

Le truppe cartaginesi furono sconfitte e Magone, ferito in battaglia, fuggì rifugiandosi a Savona.

Epilogo

Scongiurata la minaccia nella Gallia cisalpina e con Annibale bloccato in Calabria, Roma poté continuare le operazioni in nord Africa, minacciando Cartagine. Il senato Cartaginese ordinò alle armate di Magone e Annibale di rientrare in Africa per proteggere la città.

Secondo gli storici sembra che Magone morì nel viaggio di ritorno verso Cartagine a causa delle ferite riportate in battaglia.

La riconoscenza dei romani

Roma non dimenticò l’alleanza con Genova e soprattutto la sua importanza strategica nello scacchiere mediterraneo ed europeo. Per questo motivo la ricostruzione della città ad opera del console Spurio Lucrezio, avvenne rapidamente.

Curiosità

Purtroppo le testimonianze storiche scarseggiano ed è difficile capire come sia stata riedificata Genova dopo il sacco ad opera dei cartaginesi.

La ricostruzione ad opera di Spurio Lucrezio

Secondo le ricostruzioni degli storici, Spurio Lucrezio avrebbe spostato il centro abitato dalla collina del Castello (dove sorge la Facoltà di architettura, per intenderci) in una zona più vicina al porto, compresa tra via San Bernardo e Via Canneto il lungo. Questa scelta valorizzò il porto permettendo alla città di diventare un’importante punto strategico e una base commerciale nel Mediterraneo.

Si ipotizza che, per difendere la città, fu eretta una cinta muraria. In base a questa tesi si tratterebbe della prima fortificazione della città. A rafforzare quest’idea vi sono i ritrovamenti di alcuni imponenti blocchi di pietra nei dintorni del perimetro della collina del Castello che potrebbero appartenere alle mura romane.

La rivalità con Savona

L’alleanza tra Magone e gli Ingauni, antenati dei savonesi, potrebbe essere il peccato originale che ha causato la storica rivalità tra Genova e Savona.

Un modo di dire

Si dice che l’espressioneavere il magone” potrebbe derivare dal nome del comandante Magone. Petrarca nel poema Africa narra la morte del condottiero, avvenuta durante il  viaggio di ritorno a Cartagine. Il poeta descrive il senso di angoscia e di vuoto di fronte all’imminente fine. Grazie a quest’ opera la parola “Magone” potrebbe essere stata associata al significato di afflizione, avere il “nodo in gola“.

Verità o leggenda?

Sembra che il comandante cartaginese, prima di distruggere Genova, abbia proferito la frase: “Non merita di essere risparmiata, perché priva di buona vigna“. Non sono riuscito a verificare quest’informazione quindi la consideriamo “leggenda“…

Nonostante gli anni d’oro della Superba coincidano con la storia moderna, ci sono tanti aneddoti precedenti che meriterebbero di essere sviluppati. L’assedio e la distruzione della città ad opera dei cartaginesi, pur essendo un avvenimento tragico, è uno di questi. Da quel momento Genova è stata riscostruita diventando prima un punto strategico dell’impero Romano e secoli dopo una delle potenze del Mediterraneo.

Possiamo trarre un insegnamento da questa storia: dopo una caduta o un tragico episodio bisogna rialzarsi e fare come Genova, una città che dopo mille peripezie è diventata la Superba.

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Chi non condivide è un cartaginese!

Ci ri leggiamo lunedì prossimo!

Fonti

guidadigenova.it forti e mura: La difesa di Genova e l’antica Cinta muraria

La Spedizione di Magone

A me zena: Storia di un Saccheggio 

Perché si dice avere il magone?