Buon Lunedì!

Qualche mese fa ho scritto un articolo su le differenze tra B&B, affittacamere, AAUT e Case Vacanza,in cui ho analizzato brevemente le principali difformità tra queste quattro tipologie di strutture ricettive.

Oggi vorrei fare qualcosina in più e puntare la lente d’ingrandimento su una di queste:L’Affittacamere.

Partiamo innanzitutto dalla definizione:

che cos’è un’affittacamere?

Per darvi una prima spiegazione copierò e incollerò quanto riportato sul sito della Regione Liguria.

Lo so, sono pigro…

Sono affittacamere le strutture ricettive atte a fornire alloggio ed eventuali servizi complementari, ivi compresa la somministrazione di cibi e bevande, in non più di sei unità abitative costituite da camere ammobiliate ubicate in una o due unità immobiliari di civile abitazione, poste in uno stesso stabile o in stabili situati ad una distanza inferiore a metri 150.

Ok, sin qua tutto chiaro? Si tratta di una struttura ricettiva con un massimo di 6 stanze, che può fornire anche servizi complementari, come la somministrazione di cibi e bevande.

Le camere possono trovarsi in due appartamenti ad uso abitativo, posti nello stesso palazzo o in stabili situati ad una distanza inferiore ai 150 metri.

Una delle peculiarità più interessanti di questa tipologia si struttura ricettiva extra alberghiera è la possibilità di esercitare l’attività in modo complementare a quella della ristorazione, a patto che sia svolta dallo stesso titolare.

Ma ora vediamo la procedura d seguire per aprire il nostro affittacamere:

La procedura

Per prima cosa, occorre compilare listanza di classificazione, un modulo dove si richiede una nuova classificazione per la struttura, a cui vanno allegati:

  • Una copia dell’atto costitutivo (per le società).
  • Un rilievo planimetrico in scala 1:100 quotato della struttura ricettiva, comprensivo di altezze, nel quale siano indicate le specifiche utilizzazioni e destinazioni di superfici, vani, locali e servizi, delle dotazioni igienico-sanitarie e delle attrezzature, con chiara identificazione delle camere, evidenziate con numero.
  • La documentazione fotografica collocata nella planimetria.
  • Una copia del contratto di disponibilità (affitto, proprietà o altro).
  • Una bozza dell’insegna da esporre al di fuori dell’affittacamere.
  • La copia di un documento d’identità del richiedente.

All’istanza di classificazione va affrancata una marca da bollo da 16 e il tutto va inviato in Regione tramite raccomandata, pec, posta elettronica, a mano, o tramite piccione viaggiatore (volevo fare il simpatico ;))

NB: Come al solito si parla della Regione Liguria. Ciò che lecito da noi potrebbe essere punito con la pena capitale da altre parti e viceversa.

Imprenditoriale o non imprenditoriale?

È anche possibile esercitare l’attività di affittacamere in forma non imprenditoriale con alcune limitazioni:

  • Lavorare in modo occasionale (ad esempio, aprire solo d’estate).
  • Gestire sino ad un massimo di tre camere.
  • Avvalersi dell’organizzazione famigliare.
  • Fornire alimenti e bevande limitatamente alla prima colazione.

Aggiungo che, stando a quanto mi è stato spiegato dall’ufficio Territoriale di Genova, i cibi e le bevande somministrate devono essere confezionate.

Per somministrare alimenti cucinati servono altri permessi.

Ad ogni modo, torniamo alla nostra procedura…

Una volta ricevuto l’ok da parte della Regione, occorre presentare la Scia (segnalazione certificata di inizio attività) in comune.

Infine, come per gli appartamenti ad uso turistico, occorre:

  • richiedere le credenziali all’ufficio alloggiati della questura per comunicare i dati degli ospiti;
  • Comunicare la tassa di soggiorno al Comune (parliamo sempre di Genova e Liguria, ricordate?)
  • Ultimo, ma non meno importante e diverso rispetto agli AAUT, è la comunicazione dei flussi turistici all’Istat, meglio noto come “movimento dei clienti negli esercizi ricettivi“. L’ennesima “menata” pensata per complicare la vita alle persone.

Ora vorrei fare una riflessione: premesso che non sono un fan della burocrazia, ma non si potrebbe fare un’unica comunicazione anziché tre???

Polemiche a parte, la procedura per aprire un affittacamere non è troppo complessa, e l’attività, con alcune limitazioni, è alla portata anche di chi non ha partita Iva.

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