La crociata dei bambini è un tragico episodio a metà tra storia e leggenda, avvenuto nel 1212, anno in cui migliaia di fanciulli lasciarono le proprie case e partirono per liberare la terra Santa.
I ragazzi, mossi da nobili ideali, erano convinti di sconfiggere il nemico senza l’uso delle armi, ma soltanto grazie all’aiuto di Dio che mosso a misericordia avrebbe aperto il mare di fronte a loro permettendogli di raggiungere la Palestina e avrebbe convertito gli infedeli.
L’obiettivo della spedizione era quello di pregare sul sepolcro di Cristo e recuperare la Santa Croce.
Le comitive
Vi erano due grandi comitive, una proveniente dalla Francia e una dalla Germania. La prima era guidata da un ragazzo di nome Etienne, mentre i ragazzi teutonici seguivano un certo Niklaus.
Le comitive attraversarono la valle del Reno, l’Alsazia, la Lorena, la Turingia, la Baviera, per arrivare in Italia, passando per le città di Torino, Alessandria, Piacenza, Cremona, Parma e Genova. Alcuni riuscirono addirittura a prendere il mare e arrivare in Sardegna, approdando anche nell’Isola di Tabarca, in Spagna.
Il viaggio fu lungo e pieno d’insidie. Molti bambini perirono di stenti lungo il cammino. La maggior parte venne accolta e rifocillata dagli abitanti dei villaggi sulla strada verso la Terra Santa.
Le persone che assistevano alla marcia pregavano per i bambini anche se una parte di loro attribuiva l’ispirazione di quel viaggio disperato al demonio in persona.
La spedizione tedesca
I bambini tedeschi, guidati da Niklaus, attraversarono Germania e Svizzera ed entrarono in Italia passando dal Colle di Moncenisio e dal San Gottardo. Raggiunsero Torino, si diressero ad Alessandria, poi a Piacenza. Passarono il ponte Gobbo della Val Trebbia e arrivarono a Genova il 25 agosto del 1212.
Dei circa ventimila bambini partiti non ne rimasero più di settemila.
Arrivati a Genova, i fanciulli dovettero fare i conti con l'”accoglienza ligure”…
Gli abitanti della Superba erano convinti che i ragazzi fossero posseduti dal demonio, e sbatterono le porte in faccia ai membri della comitiva che vagavano disperati alla ricerca di cibo e ricovero.
Ma non fu quello il peggiore dei mali: quando i bimbi guidati da Niklaus arrivarono al mare, questo non si aprì come il mar rosso e la spedizione verso la Terra Santa divenne una chimera.
L’impresa si rivelò un fallimento e i bambini non poterono fare altro che girare i tacchi e tornare indietro, anche se purtroppo la maggior parte di essi perì durante il viaggio di ritorno, senza riuscire a rivedere la propria casa.
La spedizione francese
La spedizione francese ebbe una sorte peggiore: arrivati a Marsiglia, i bimbi caddero vittima di Guglielmo Porcu, un mercante di schiavi genovese, che promise loro di portarli in Terra Santa.
In effetti in Terra Santa ci arrivarono, ma furono venduti a al mercato degli schiavi.
Finisce così nella tragedia la Crociata dei Bambini, una spedizione suicida mossa dall’immensa fede in Dio e dal sogno di liberare la Terra Santa.
Purtroppo, l’unica morale di questa storia è la pericolosità del potere della suggestione. In questi ultimi anni abbiamo potuto verificare sulla nostra pelle come la mente delle persone possa essere manipolata, ottenendo dei comportamenti che non hanno nulla a che fare con la razionalità…
Curiosità
Antenati
Alcuni bambini decisero di rimanere a Genova dove misero radici diventando i progenitori di alcune famiglie genovesi, tra cui quella dei Vivaldi.
La fiaba del pifferaio magico
La crociata dei bambini ha ispirato la celebre Fiaba del pifferaio magico.
Gli abitanti di Hamelin convocano il pifferaio a cui viene affidato il compito di liberare la città dai topi che avevano causato una terribile epidemia di peste. Grazie al suono del suo magico flauto, il pifferaio incanta i roditori conducendoli verso il fiume e la morte per annegamento.
Gli abitanti si rifiutano di pagare il pifferaio per il lavoro svolto. Quest’ultimo intona una melodia che incanta i bambini che seguono il pifferaio scomparendo all’interno di una montagna.
Tratto da Genova Segreta di Giampiero Orselli e Stefano Roffo
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Tabarca non è in Spagna, bensì in Tunisia!
Ciao Giacomo, ti sbagli. Esiste una Tabarka anche in Tunisia, ma l’articolo fa riferimento all’isola di Tabarca a venti chilometri da Alicante. Il nome dell’isola spagnola deriva dai primi insediamenti di 69 famiglie di origine genovese provenienti dall’Isola di Tabarka in Tunisia. Mi rendo conto che è facile confondersi se non si sta attenti. Grazie per aver letto e commentato l’articolo. Emanuele
Mi piace molto!