“Sciuscià e sciurbì nu se peu”, “soffiare e succhiare non si può”. Tradotto, fare due cose assieme è il modo migliore per farle male!

Il dialetto genovese è sempre stato ricco di espressioni spiritose, ma dove nasce la lingua che sentiamo ancora oggi parlare nei caruggi e nelle strade della Superba?

Fin dall’antichità, la storia della Liguria è caratterizzata dalla presenza di popolazioni eterogenee.

Essendo un punto strategico all’interno del bacino del Mediterraneo, Genova è stata un crocevia di popoli e dialetti.

La presenza di lingue diverse parlate sulle strade della Superba, ha reso il genovese un idioma particolare e diverso dai dialetti circostanti.

Nell’antichità il territorio ligure è stato occupato dai Greci prima, e dai Romani in seguito. Tuttavia già in questo periodo iniziarono le incursioni di popoli stranieri, come i Celti, Fenici, Greci, Italici, Barbari, Levantini, che poi si fusero con i Romani.

Al centro del territorio ligure Genova prese sempre di più un ruolo centrale nell’ambito degli scambi commerciali tra i mercanti, assumendo una connotazione più internazionale rispetto alle popolazioni vicine.

L’arrivo dei Romani condusse Genova all’interno della sfera latina. Un fattore che influenzò la lingua comune.

 

L’influenza di varie culture

La storia insegna che i territori appartenenti al Nord-Italia sono stati spesso invasi dai popoli nordici. In particolare la Liguria fu mira espansionistica del popolo gallico, di cui subì l’influenza linguistica.

Contemporaneamente rimase forte l’influenza spagnola e portoghese, di cui si riscontra una ricchezza vocalica e consonantica superiori all’italiano.

Un altro forte ascendente sul genovese, legato più ai territori liguri del levante, si ebbe grazie alla presenza di colonie nell’Egeo e nel Mar Nero.

L’arrivo del popolo arabo 

Con il finire del IX secolo assistiamo ai primi contatti con il popolo arabo, con cui furono intessuti diversi rapporti commerciali e diplomatici.

Inoltre le mire espansionistiche coloniali sui territori musulmani, portarono il popolo ligure ad avvicinarsi alle lingue arabe, necessarie per poter avere un confronto dialettico.

Questi interscambi culturali accentuarono l’influenza della lingua araba anche nel territori controllati dalla Superba.

L’annessione al regno Napoleonico

L’ultima grande influenza linguistica, in ordine di tempo, seconda solo alla lingua spagnola (dovuta all’espansione coloniale), si ebbe con l’annessione al Regno di Napoleone, quando il francese ebbe un influsso sul dialetto genovese.

Con la nascita del Regno d’Italia, la classe intellettuale genovese iniziò a perdere l’idioma regionale fino ad ora mantenuto, avvicinandosi alla lingua italiana.

Niccolò_Bacigalupo

 

Curiosità
Alcuni proverbi genovesi

I dinæ son riondi e s’arigoelan.
I soldi sono rotondi e rotolano (via).

E mogê di mainæ no son ne vìdoe ne maiæ.
Le mogli dei marinai non sono né vedove né sposate.

Pestâ l’ægua in to mortä.
Pestare l’acqua nel mortaio (perdere tempo).

Il poeta

Niccolò Bacigalupo è considerato il portavoce del dialetto genovese nell’ambito letterario dell’ultimo ‘800. All’autore è stata intestata anche una via 🙂

 

Spero di averti incuriosito con questo articolo!  🙂

Se vuoi restare aggiornato sui contenuti del blog, ti invito a mettere un like alla pagina Facebook Gli Appartamenti di Ema e ad iscriverti alla news letter, trovi il form qui sotto!