Uno dei fatti più curiosi della storia di Genova è sicuramente la vicenda de il cappio dorato.
Si tratta di un ladro impiccato con una corda d’oro…
Avrete sentito la canzone del grandissimo Fabrizo De Andrè, intitolata Geordie…
Impiccheranno Geordie con una corda d’oro…è un privilegio raro…rubò sei cervi nel parco del re… vendendoli per denaro…
La canzone del cantautore genovese riprende una famosa ballata folk britannica del XVI secolo, in cui Geordie, un giovane accusato di bracconaggio, subisce la condanna a morte mediante impiccagione.
In realtà De Andrè, poteva non scomodarsi per “andare” nel regno unito, visto che, anche Genova, ha il suo “Geordie”, si tratta di Mario Calabresi, un ladro impiccato con una corda d’oro nella piazza di fronte alla Chiesa di San Matteo.
La chiesa di San Matteo
Ma cosa c’entra la chiesa con il ladro impiccato?? Ora ci arriviamo…
La chiesa di San Matteo appartiene formalmente alla famiglia Doria.
La cripta sotto al coro accoglie alcuni dei più celebri esponenti come Andrea Doria, Lamba Doria e Luciano Doria.
Le imprese dei Doria decorano la facciata mentre l’interno custodisce oggetti di grande valore storico e artistico.
La spada “leggendaria”
Tra questi, c’era una grande spada, donata nel 1535 da Papa Paolo III ad Andrea Doria, il celebre ammiraglio che contribuì ad accrescere i fasti della famiglia.
Si trattava di una reliquia di grande valore: il pomo e la cintura erano in oro e sull’elsa era raffigurato lo stemma papale, circondato da gemme incastonate. Sulla lama era inciso il nome del pontefice donatore ed il fodero era abbellito dalla scritta “con raro artificio scolpito“.
La scomparsa della spada
Nel 1560, alla morte di Andrea Doria, la spada fu riposta nella cripta, accanto alla tomba del nobile, dove rimase per più di tre lustri.
Un giorno la reliquia scomparve misteriosamente.
Il nipote di Andrea, Giovanni, mise una cospicua taglia in oro per chiunque avesse riportato la spada, senza però ottenere nessun risultato.
L’arresto del responsabile
Dopo poco tempo trovarono il responsabile del furto; si trattava di un sotto ufficiale delle galee della repubblica: Mario Calabresi.
Vista la gravità e il tipo di crimine (il furto di una sacra reliquia, appartenente ad una delle famiglie più potenti della città), le autorità decisero per una punizione esemplare: l’impiccagione con una corda d’oro.
Il ritrovamento della spada
Qualche tempo dopo, la spada venne ritrovata.
In realtà, fu rinvenuta solo la lama, che giaceva in una fogna sotto a ponte Calvi.
Sostituirono l’elsa dorata e incastonata di gemme con una in legno e la reliquia venne riportata nella chiesa, al suo defunto possessore e infissa sul baldacchino dell’altare maggiore.
Qualche decennio fa i beni culturali se ne appropriarono e se ne persero le tracce.
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